
L’INVALSI (cfr. d. lgs. n. 286/2004) ha il compito di “attuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze ed abilità degli studenti”. I livelli scolari interessati alle prove INVALSI nell’anno 2015-16 sono le classi seconda e quinta della scuola primaria, la classe terza della scuola secondaria di primo grado (in questo caso, come previsto dalla legge 176/2007, la prova INVALSI fa parte delle prove dell’esame di Stato di licenza media) e la classe seconda della scuola secondaria di secondo grado. È al momento esclusa dalle rilevazioni la classe quinta della scuola secondaria di secondo grado, che l’INVALSI ha in programma di affiancare alle altre rilevazioni universali a partire dai prossimi anni. Per il corrente anno scolastico, la rilevazione degli apprendimenti ha riguardato, in ogni caso, entrambi i cicli di istruzione, coinvolgendo tutte le scuole del Paese, statali e paritarie (circa 12.200), e tutti gli studenti dei quattro livelli scolari interessati, ossia 2.225.352 alunni. Sebbene la rilevazione sia censuaria, tuttavia per ciascun livello scolare interessato sono state individuate delle classi campione,nelle quali le prove si sono svolte alla presenza di un osservatore esterno (ruolo assunto dal Presidente di commissione per la Prova nazionale di terza secondaria di primo grado), il cui compito è quello di monitorare la somministrazione, a garanzia del rispetto delle procedure, e di riportare le risposte fornite dagli allievi su apposite schede elettroniche predisposte dall’INVALSI.
“La differenza di risultati” nelle prove di matematica e italiano svolte dagli studenti – ha osservato il responsabile dell’area prove dell’Invalsi Roberto Ricci – “è quella che già conosciamo all’interno del Paese”. Nel centro Italia, ad esempio, è buono il risultato ottenuto dal Lazio, “in contro tendenza rispetto agli anni scorsi soprattutto nella scuola elementare e media”. Al Sud invece i risultati “non sono buoni. L’unica Regione che conferma il suo posizionamento positivo è la Puglia con risultati che si attestano sulla media nazionale”. Nel Nord est e Nord ovest “sono buone le prove degli istituti tecnici, migliori di quelle dei licei in Italia meridionale e centrale”.
“Rispetto all’anno scorso – ha concluso Ricci – la partecipazione ai test è tornata a livelli altissimi. E per quanto riguarda il cheating, il comportamento scorretto durante il test, non è un fenomeno che migliora ma allo stesso tempo non esplode. E’ diffuso al Sud in tutti i tipi di scuola. In Calabria dalle elementari, nelle altre regioni dalla scuola media in su. Poi però ci sono anche esempi virtuosi, dove il valore scende, come Puglia e Sardegna, quest’ultima pur avendo risultati bassi”.